Questo il racconto della figlia:
Con la presente vorrei segnalare quanto segue:
1. mia madre è stata ricoverata per gravi patologie il 29 marzo scorso, prima nel reparto Covid, per averlo contratto al Pronto soccorso dove è rimasta 10 ore, provenendo dalla Comunità Ospedale presso l’Itis, dove non aveva il Covid. Per poter parlare con i medici bisogna, la mattina alle 8.30, chiamare la segreteria per fissare un appuntamento telefonico con il medico, ma solamente due volte alla settimana, il lunedì e giovedì, per venire raggiunti, ad un’ora che non si conosce, telefonicamente, quando il medico è disponibile. Non è concesso alcun colloquio di persona, né al di fuori di questi giorni e ho dovuto insistere tantissimo per poter avere un colloquio di persona, che alla fine mi è stata concessa;
2. la carenza di organico dei due reparti Covid e ala bianca, non Covid, dello stesso reparto, manifestatami da una infermiera, ieri mattina, che ha detto di essere sotto organico ( ieri per esempio era l’unica infermiera del reparto)!!!Ho chiesto se a mia madre di 88 anni, lucida mentalmente e molto gentile e collaborativa, potevano essere lavati i capelli, visto che erano 20 giorni!! in reparto e mi è stato risposto che non era possibile per due ordini di motivi, il primo che il bagno era al confine con la zona Covid, in secondo luogo che mancava sia la disponibilità a lavarle i capelli visto il sottorganico, e visto che non hanno gli “strumenti per poterlo fare”!
Mi chiedo come si possa giustificare una simile situazione. I pazienti sono lasciati in balia di sé stessi, privi di assistenza ed igiene personale adeguate alle singole necessità.
Sono stata io stessa a lavare i capelli a mia madre con il solo shampoo secco per restituirle quello tanto di dignità che le spetta. (lettera firmata)
Nei nostri ospedali il rispetto della persona e la dignità del malato sembrano essere diventati un optional.
Quello sopra descritto non è un singolo episodio, segnalazioni simili si ripetono con troppa frequenza. È un problema strutturale, di sistema, dove il sacrosanto diritto dei malati ad essere trattati con attenzione e rispetto è semplicemente ignorato.
E non c’entrano gli operatori sanitari, pochi, pochissimi e per lo più mal governati, anch’essi vittime di un sistema che non hanno scelto, che mal sopportano e che sempre più spesso abbandonano.
Questa lettera è stata inviata il 17 aprile all’Assessore alla Salute. Ad oggi nessuna risposta.
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